Come il fenotipo autistico è indotto da 17 geni

 

 

DIANE RICHMOND

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XXII – 07 giugno 2025.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

La diagnosi di disturbi dello spettro dell’autismo (ASD, da autism spectrum disorders) rimane ancorata ai criteri clinici che individuano tre blocchi di sintomi sviluppati intorno a questi tre tratti: 1) problemi relativi allo sviluppo delle abilità comunicative; 2) deficit gravi e stabili nell’interazione sociale; 3) la presenza di comportamenti ripetitivi, rigidi e stereotipati. L’esperienza ha suggerito una serie di distinzioni nell’ambito dei disturbi pervasivi dello sviluppo, cui appartengono gli ASD, ma non tutti i criteri alla base di queste distinzioni sono condivisi: ad esempio la ripartizione nosografica del DSM-5 non è seguita in molti manuali di neuropediatria, neuropsichiatria infantile e pediatria, perché la realtà sottostante le manifestazioni cliniche è eterogenea in termini comportamentali, neurobiologici e genetici; anche se le ragioni di queste differenze non sono ancora bene conosciute.

Cause eziologiche diverse potrebbero avviare processi patogenetici distinti e poi confluenti nello sviluppo dei sintomi: fin dalla fondazione, la nostra società scientifica ha attratto l’attenzione su questo punto e sulla ricerca in grado di far luce su aspetti ancora in gran parte oscuri, quali quelli che determinano gli effetti prodotti da quelle cause ipotetiche ed epidemiologiche che chiamiamo “fattori di rischio”. Le “cause eziologiche diverse” in molti casi sono semplicemente geni diversi o, meglio, mutazioni in geni differenti: La genetica degli ASD è complessa, eterogenea e, in molti casi indagati sperimentalmente, è risultata poligenica.

Si è discusso molto in passato del ruolo dell’epistasi (interazione gene-gene) e dell’emergenesi (interazioni sinergiche), ma molti punti rimangono oscuri. Un fatto è certo: il ruolo della genetica è fondamentale, e il maggior fattore di rischio per lo sviluppo di un ASD è quello genetico. La sfida della ricerca è comprendere come un’alterazione genetica influisca sullo sviluppo neurale e, conseguentemente, sulle funzioni dell’encefalo dei bambini portatori di mutazioni associate al rischio autistico.

Mary E. S. Capps e un team di colleghi del Dipartimento di Neurobiologia dell’Università dell’Alabama, sfruttando le proprietà uniche delle larve di Danio rerio, hanno definito gli esiti funzionali e molecolari degli ortologhi mutanti di 17 geni che accrescono il rischio di ASD.

(Capps M. E. S. et al, Disrupted diencephalon development and neuropeptidergic pathways in zebrafish with autism-risk mutations. Proceedings of the National Academy of Sciences USA – Epub ahead of print doi: 10.1073/pnas.2402557122, June 3, 2025).

La provenienza degli autori è la seguente: University of Alabama at Birmingham Heersink School of Medicine, Birmingham, AL (USA).

Centinaia di mutazioni umane sono state associate a rischio di autismo e disturbi correlati (disturbo di Asperger, disturbo di Rett, PDD-NOS, CDD, ecc.), ma le funzioni di molti di questi geni mutati durante lo sviluppo del sistema nervoso dei vertebrati non sono chiare. Tra i mutanti studiati da Mary Capps e colleghi, un sottoinsieme presentava riduzione dell’interazione sociale, schemi di attività cerebrale sovrapponibili, differenze nelle dimensioni del cervello e alterata espressione dei neuropeptidi. I ricercatori hanno cercato di comprendere i processi regolati da questi 17 geni di alto rischio autistico e stabilire fenotipi, in un modello ricavato dallo studio.

A questo scopo hanno generato 27 mutanti di Danio rerio con mutazioni che si presume determinino il troncamento di proteine o varianti missense corrispondenti ad alleli di alto rischio di autismo di 17 geni umani. I ricercatori hanno provveduto all’osservazione di variazioni comportamentali in condizioni di base o provocate da stimoli, allo stadio larvale del pesciolino striato; e poi, nei piccoli pesci in età giovanile, hanno valutato e studiato le differenze nel comportamento sociale.

Lo studio mediante metodi di imaging, applicati secondo tecniche per visualizzare l’attività neurofunzionale dell’intero cervello, ha rivelato una mappa di attività per mutazioni nei geni non correlati tra loro, kmt5b e hdlbpa, definita da accresciuta attività principalmente nel talamo e nel mesencefalo.

Le mutazioni di 7 dei 17 geni di rischio per ASD determinavano differenze sostanziali delle dimensioni del cervello, localizzate al diencefalo in 3 casi e più diffuse in molti altri. Usando il sequenziamento RNA, i ricercatori sono stati in grado di definire i responsabili molecolari dei fenotipi osservati per 3 mutanti, identificando alterazioni elegibili a target specifici nella segnalazione neuropeptidica, nella maturazione neuronica e nella proliferazione cellulare.

Questo quadro multimodale identifica regioni cerebrali, tipi cellulari e vie molecolari che possono contribuire alla suscettibilità ai disturbi dello spettro dell’autismo.

 

L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Diane Richmond

BM&L-07 giugno 2025

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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